Intervista esclusiva con la voce italiana della Formula Uno: Gianfranco Mazzoni
Nato a Teramo l’11 maggio del 1959, nella sua carriera Gianfranco è stato protagonista in Rai di tante trasmissioni tra cui “Tutto il calcio minuto per minuto” ed è stato inviato Rai al Campionato Mondiale di Calcio Italia 90 e alle Olimpiadi di Barcellona del 1992.Dal 1990 al 1996 inoltre è radiocronista delle gare di Formula Uno: nel 1997 diventa la voce che accompagna tutti i telespettatori nelle azioni dei Gran Premi di Formula Uno e recentemente anche della Gp2 Series. Celebre il suo saluto all’inizio delle telecronache: “Un cordiale saluto ai nostri telespettatori da Gianfranco Mazzoni… “. Inoltre è vincitore di molti premi prestigiosi tra cui “Giornalista sportivo dell’anno” (1996) da parte del CONI, il “Premio Lorenzo Bandini” a Brisighella e il premio nazionale della ConfArtigianato di Monza nel 2002. Nel 2006 ha doppiato la voce del telecronista nell’edizione italiana di Cars – Motori Ruggenti: esperienza ripetuta in Cars 2 del 2011.
D. Nella tua lunga carriera come telecronista hai avuto la possibilità di commentare sia le gare di Formula Uno e Gp2 e sia qualche partita della Nazionale Piloti: che cosa significa per te la Nazionale Piloti?
R.La Nazionale Piloti è una bellissima fondazione che si pone degli obiettivi molto importanti. Grazie alla beneficenza che è la sua missione riesce a riunire ragazzi che vivono realtà particolari: così facendo i piloti si ritrovano, stanno assieme e si divertono. Credo che la Nazionale Piloti abbia la capacità e la possibilità di responsabilizzare i piloti visto che possono fare del bene divertendosi.
D. Che differenza c’è tra il commento di un Gran Premio e quello di una partita della Nazionale Piloti?
R. L’atmosfera è molto diversa. Nelle gare c’è sicuramente più tensione agonistica e vige la regola del tutti contro tutti mentre durante le partite domina lo spettacolo e il divertimento.
D. Qual è il tuo pilota preferito?
R.Non ho un pilota preferito ma in ventuno stagioni di Formula Uno ho assistito di tutto: dai giovani piloti promettenti ai più grandi campioni affermati. Il pilota che più mi ha colpito dal punto di vista della personalità è sicuramente Ayrton Senna, per il lato umano sono stato legato al mio attuale collega Ivan Capelli e agli italiani Giancarlo Fisichella e Jarno Trulli: ero affezionato anche a Gabriele Tarquini perché eravamo e siamo amici. Mi ricordo anche le apprensioni che ho avuto per l’incidente di Robert Kubica in Canada nel 2007 ma mi ricordo anche di Imola ’94 che sicuramente è stato il momento più difficile che ho vissuto. In generale posso dire che dei piloti ammiro le doti, l’umanità e il coraggio che dimostrano.
D. A proposito di momenti più difficili, quali sono stati i momenti più facili e più difficili nella tua carriera come cronista?
R .Il momento più bello sicuramente è quando finisco di commentare le gare e sapere che ho fatto un bel lavoro. Sono sicuramente contento quando vince un pilota italiano: ho avuto la soddisfazione di aver commentato le vittorie di Fisichella e Trulli ma anche la grande impresa della conquista del titolo iridato di Michael Schumacher con la Ferrari a Suzuka (Giappone) nel 2000. I momenti positivi sono stati tanti: per esempio le belle vittorie come quella incredibile di Button nel Gran Premio infinito del Canada nel 2011 o quelle di Hamilton. Sono momenti di forte ammirazione nei confronti dei piloti. I giorni più brutti li ho vissuti in quel weekend di Imola del 1994: il grave incidente di Rubens Barrichello, le morti di Roland Ratzenberger e di Ayrton Senna. Mi ricordo che dopo l’incidente di Ayrton ho seguito l’intera vicenda fino all’ospedale: in quei momenti smetti i panni del giornalista e segui il tutto dal lato umano. Un ricordo invece positivo è legato a Robert Kubica in Canada nel 2007 e precisamente al giorno successivo al brutto incidente: eravamo a cena in un ristorante italiano della zona ed era molto contento e rilassato. Mi ha colpito il fatto che poche ore prima era stato protagonista di un bruttissimo incidente che avrebbe potuto avere esisti disastrosi e solamente 24 ore dopo eravamo lì a mangiare: dalla paura e dall’angoscia alla gioia e al divertimento. In genere quando commento i brutti incidenti di persone che conosco personalmente è chiaro che sono coinvolto maggiormente e preoccupato per le loro sorti.