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Intervista a Andrea Ferrari

Intervista ad… Andrea Ferrari, preparatore atletico della Ferrari Driver Academy e di Jules Bianchi.

A poche ore dall’evento dell’anno “Playing For Children – AC Monza Brianza 1912 Anniversary” tra Nazionale Piloti e Sky Sport Team – di mercoledì 4 settembre ore 20.30 allo Stadio Brianteo di Monza in diretta SKY Sport 1 e SKY Super Calcio – abbiamo incontrato Andrea Ferrari, il preparatore atletico della Ferrari Driver Academy (e quindi di Raffaele Marciello, Antonio Fuoco e Lance Stroll) e del pilota di punta del FDA Jules Bianchi, miglior rookie della stagione Formula Uno con la Marussia F1 Team.

 

D: Fai parte del programma Ferrari Driver Academy, la scuola giovani della Scuderia Ferrari e ti occupi della preparazione fisica dei ragazzi che ne fanno parte. In che cosa consiste esattamente il tuo lavoro a Maranello?

AF: A Maranello mi occupo della preparazione atletica dei piloti della Ferrari Driver Academy: alleno i ragazzi in modo che siano in grado di sostenere lo sforzo fisico che poi dovranno affrontare durante i weekend di gara. Per raggiungere questo obiettivo programmo e pianifico le attività che poi i ragazzi, in base ai vari impegni, dovranno seguire per tutto il corso della stagione agonistica: attività come la corsa, bici, arrampicata, nuoto, sci di fondo e tante altre.

 

D: Inoltre dai tempi della F3 curi l’aspetto fisico di Jules Bianchi, attualmente pilota Marussia, primo membro della FDA e giocatore della Nazionale Piloti: è differente il tuo lavoro durante un weekend di gara?

AF: Il lavoro di un preparatore atletico è più duro durante un weekend di gara perché ci sono tante altre attività che si aggiungono a quelle solite. Prima di tutto continui con il pilota le sedute di allenamento come programmato nella pianificazione ma poi devi gestire anche un piano di alimentazione e idratazione specifico per il weekend: devi anche preparare una serie di attività che hanno come finalità quella di permettere al pilota di concentrarsi solamente sulla guida. Inoltre sei un po’ il “filtro naturale” del pilota, una sorta di cuscinetto dal punto di vista psicologico per limitare lo stress in modo da creargli meno problemi possibili.

 

D: Nel calendario di Formula Uno ci sono quattro Gran Premi che di solito si svolgono in condizioni climatiche diverse: il GP dell’Ungheria con il caldo e l’umidità (un po’ come in Malesia), il GP del Belgio freddo e piovoso, Monza, un tracciato atipico e unico nel suo genere ed infine Singapore, in notturna: cambia qualcosa per un pilota dal punto di vista fisico? Che cosa fa un preparatore per aiutare il pilota per combattere il caldo, il freddo o cali di concentrazione?

AF: Per prima cosa la tipologia di un tracciato influisce molto sullo sforzo fisico di un pilota: non è la stessa cosa per un pilota, dal punto di vista atletico, affrontare le curve veloci di Silverstone, le curve lente di Montecarlo o i lunghi rettilinei di Monza. 

Inoltre lo sforzo fisico può essere influenzato anche dalle condizioni atmosferiche: ad esempio in caso di pista asciutta lo sforzo è maggiore rispetto a quando la pista è bagnata.

Poi in certi Gran Premi come in Malesia o in Ungheria di quest’anno, le temperature dell’aria sono elevate (40°C all’incirca) con un tasso di umidità molto alto (80% circa) e se a questo si aggiungono le alte temperature all’interno dell’abitacolo e il materiale ignifugo della tuta, il calore che il corpo deve sopportare è molto alto.

Per capire meglio l’influenza che queste condizioni estreme hanno su un pilota dobbiamo considerare che “la perdita di liquidi dell’1% del peso del corpo corrisponde alla perdita di performance psicofisica del 10%”. Quindi se un pilota pesa all’incirca 70Kg e, durante una gara, perde l’1% del proprio peso significa che perde 0,7Kg (70*0,01) e questo porta, come da regola, ad un calo della performance psicofisica del 10%. Ma se consideriamo che, nelle gare calde, lo stesso pilota può perdere anche fino a 4Kg di liquidi (ossia il 5,7% del suo peso) allora il calo della performance psicofisica e del rendimento di quel pilota è ben del 57% [ovvero 10%*5,7, ndr] !!

E’ per questo motivo quindi che preparare un ottimo piano di alimentazione e idratazione assume un aspetto fondamentale nella preparazione di un pilota.

 

D: Cambia la preparazione fisica di un pilota durante il suo percorso dal kart fino alla F1 passando per F3, Gp2 e WSR?

AF: La preparazione fisica di un pilota chiaramente cambia durante il suo percorso nelle diverse categorie del motorsport: il fattore primario di cambiamento è l’età perché a seconda di essa adotti una metodologia diversa (ad un atleta di 12 anni non puoi sottoporre la stessa metodologia di un atleta che ne ha 23). Poi è chiaramente diversa perché cambiano le prestazioni del mezzo con cui corre e la durata delle gare.

 

D: Come preparatore di Jules Bianchi, durante le gare sei presente al muretto box e hai il “compito” di segnalare a Jules la posizione e i distacchi: ci puoi descrivere la tua esperienza?

AF: Non è difficile! Hai il monitor dei tempi davanti a te e sistemi le diverse informazioni nella tabella come i giri mancanti alla fine, la differenza tra chi è davanti e chi è dietro e la posizione in gara. Il problema è quando il pilota ha un guasto alla radio le comunicazioni allora devono essere fatte attraverso la tabella (come usare il DRS, regolare i comandi del volante, le strategie di pit stop, etc).

 

D: Qual è il tuo rapporto con i ragazzi del FDA?

AF: Durante l’orario di lavoro il nostro rapporto è estremamente professionale: ma poi, nell’orario extra lavorativo, si sono creati dei bei rapporti di amicizia!

 

D: E ultimo, ma non per importanza: un Ferrari nella famiglia Ferrari…

AF: Per me è chiaramente un raggiungimento di un sogno perché lavoro nella Scuderia Ferrari che è il top nel mondo dei motori!

 

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